Approvvigionamenti e Logistiche Asia MBK Fincom ProduceShop

Relazioni con l’Asia: approvvigionamenti mirati e logistiche predittive7 min read

Il biennio 2020/2021 è stato molto complesso per quanto riguarda commercio ed esportazioni; se le prassi consolidate hanno subito una scossa, anche le nuove modalità rischiano di vacillare di fronte a problemi più grandi.

Ecco perché approvvigionamenti e logistiche vengono ripensati e ridisegnati anche alla luce dei risultati dell’ultimo periodo; costruire una base solida all’interno del proprio ecosistema aziendale, che si faccia forte delle best practice necessarie alla risoluzione di problemi di questo calibro, diventa sempre più un’esigenza.
Una lotta con sé stessi per laurearsi tra le aziende più solide, che MBK e ProduceShop combattono costantemente e con impegno.

Difficoltà negli approvvigionamenti: un concorso di cause

La crisi che ha colpito il settore degli approvvigionamenti dall’Asia non è da imputare a un’ unica fonte; come succede spesso per i grandi sommovimenti sociali, si tratta di una concomitanza di situazioni sfociate in un’ unica direzione. Una sorta di tragic funnel che, a oggi, sta causando un’impennata dei costi di approvvigionamento con conseguente difficoltà di reperimento di molti beni sui mercati globali.

Una prima “colpa” può essere data alla scarsità delle materie prime: il primo lockdown del 2020, infatti, ha generato un blocco negli impianti produttivi asiatici, per quanto riguarda la produzione di monomeri, polimeri e più in generale di materie plastiche; l’attività di estrazione poi, nel settore dei metalli, ha subito una brusca battuta d’arresto, causando una reazione a catena che colpisce perfino settori specializzati che dipendono da quest’area produttiva (si pensi all’elettronica, con il costante bisogno di semiconduttori e componentistica).

Le conseguenze in termini produttivi:

Parliamo di una crisi che, nel migliore dei casi, ha ridotto la produttività di interi settori manifatturieri europei con picchi percentuali del 40%; altre situazioni, decisamente più sconvenienti, hanno visto fatturati che sono stati ben più che dimezzati. Questo ha innescato un vortice immobilizzante su scala globale; basti pensare allo stop produttivo disposto da molti big del settore automotive e alle conseguenze che sta comportando a tutta la filiera produttiva.

In questa già sfavorevole congiuntura economica si aggiunge un secondo capitolo, ossia quello oramai conosciuto come “crisi dei container”. Il cambio dei flussi nell’export che ha visto preferire le esportazioni verso il Pacifico, dato che il mercato americano rappresenta, in termini quantitativi, una torta molto più ghiotta di quello europeo, unito alle cause già citate in precedenza, ha fatto sì che la disponibilità di container vuoti, fondamentali per il trasporto merci, sia drasticamente calata.

Questo ha portato a dei costi di nolo dei pochi container disponibili di quasi 6 volte maggiori dei tassi pre-crisi: parliamo di cifre non indifferenti; per alcune aziende hanno rappresentato un colpo critico alla pianificazione delle spese d’importazione, e di conseguenza a tutto il calcolo del bilancio interno. Considerando poi che nel porto di Yantian, uno dei più importanti tra i punti di partenza merci di tutta l’Asia orientale, è in vigore un blocco delle partenze, la situazione non fa che peggiorare di giorno in giorno.

Un imbuto sempre più stretto

I due punti precedenti vengono inoltre completati con spiacevoli retroscena, che hanno contribuito ad alimentare una situazione di per sé già critica:

  • la situazione pandemica che non intende affievolirsi; sempre parlando di Yantian infatti, nonostante le continue smentite del governo cinese si diffondono voci su focolai della variante Delta del Covid-19; questo causa chiari ritardi nelle partenze e un congestionamento dei porti che non può che crescere in maniera esponenziale;
  • sono sempre più frequenti casi di di percorso a bordo delle navi che trasportano i container; perdite di materiali in mare, incendi portuali, guasti tecnici e manovre sconsiderate (il caso della nave Ever Given nel canale di Suez, nonostante le incalcolabili perdite, non è che un piccolo esempio).

Premessa la crisi nel complesso, gli impatti e le reazioni che stanno avendo le aziende si possono studiare sotto diversi punti di vista; alla fine, si valutano soluzioni rimarcabili e altre più discutibili.

Pianificazione degli approvvigionamenti e delle logistiche

Va da sé che, come diretta conseguenza, i vari mercati hanno incassato un colpo non da poco. Professionisti di vari settori, oltre a un costante aumento dei costi, si sono visti da un lato i rifornimenti tagliati del tutto o in una grossa percentuale e dall’altro allungare i tempi di consegna. Questa fattispecie economica momentanea ha richiesto e richiede l’adozione di misure straordinarie; una completa pianificazione degli approvvigionamenti che possa astrarre la sicurezza dei fornitori asiatici per trovare nuove metodologie e soluzioni più vicine, a livello sia fisico che temporale.

Due sono le principali operazioni che il reparto Procurement di MBK, in comunione con la sezione Sviluppo, ha trasformato e integrato in soluzioni software sviluppate in-house:

  1. previsione e integrazione di tutti i flussi di approvvigionamento e studio delle situazioni economiche locali: si tratta di un’accurata ricerca riguardante le consuete rotte commerciali dei principali fornitori, inserendo tutte le variabili possibili e prevedendo, nei limiti del calcolabile, eventuali episodi sfavorevoli ricorrenti; la seconda parte riguarda l’analisi delle specifiche situazioni locali nelle location di consueto approvvigionamento. Ad esempio ingerenze politiche, crisi economiche, pandemie e comportamenti sociali e di consumo;
  2. gestione della cassa e del circolante alla luce dei ritardi e dei costi crescenti; qui entra in gioco una oculata considerazione dei capitali investiti e investibili. Non riguarda solo il poter disporre di cifre ingenti; si parla del saper contare in maniera fine e precisa quando a ogni investimento potrà corrispondere un rientro. Ad esempio, se prima della crisi attuale il tempo medio di attesa era di tre mesi tra l’esborso e un rientro, oggi queste tempistiche oscillano tra i sei e i nove mesi, congelando quindi quantità di denaro non indifferenti. Le conseguenze dirette di questa situazione variano in base alla solidità dell’azienda, ovviamente.
Gestione degli approvvigionamenti

Innovazione e risultati: il caso di ProduceShop

Da un lato le piccole aziende hanno preferito bloccare gli ordini, per non dover investire ingenti capitali in speranze di rientro (frequentemente disattese); altre realtà più stabili, invece, sono riuscite a imporsi in maniera innovativa.

Come hanno fatto queste aziende a gestire le conseguenze di una situazione critica?
Sentiamo cosa ci racconta Federico Valvasori, CFO di MBK – ProduceShop, riguardo alle procedure seguite dalla compagnia in questo frangente:

“Trovarsi nel bel mezzo di una crisi non è certo stato facile o piacevole; la consapevolezza di doversi impegnare, però, ha vinto sullo sconforto.

Forti di un impianto IT all’avanguardia e di una squadra di professionisti preparata e dinamica, abbiamo voluto agire seguendo un approccio analitico; partendo dall’esame dei dati ricavati tramite strumenti e altri applicativi già presenti sul mercato, a questi abbiamo deciso di creare una soluzione IT tutta nostra; abbiamo così integrato le informazioni e i dati aziendali. Il lavoro congiunto con i nostri sviluppatori ha dato alla luce una serie di soluzioni software che ci hanno permesso di adattarci al quadro generale; non solo rimanendo in piedi, ma addirittura migliorando alcuni trend. Infatti, dato il quadro economico generale, solo una previsione attenta del margine atteso e un suo costante monitoraggio, in fase di pre e post lancio del prodotto, ha permesso e permette all’azienda di continuare a crescere a tassi a doppia cifra.

Un dato favorevole – prosegue Federico – è stato constatare che forti delle nostre soluzioni, al contrario di molti nostri concorrenti, non abbiamo dovuto diminuire il flusso di ordini in importazione, tagliando quindi investimenti che avrebbero significato un calo del fatturato. Altra conseguenza interessante, date le difficoltà espresse da alcuni partner asiatici, è stata l’attivazione, o riattivazione dei canali di fornitura europei. Una scelta positiva non solo per pratiche di vicinanza logistica, ma anche di condivisione di vision aziendali.”

In conclusione

L’esperienza di ProduceShop ha sicuramente sottolineato l’importanza per un’azienda di essere dotata di un dipartimento sviluppo e IT all’altezza quando si tratta di gestire anche gli approvvigionamenti. Poter lavorare su gestionali interni e di poterli adattare al mutamento delle condizioni esterne, garantisce infatti un presidio totale e sicuro di tutti i processi; da non ignorare un conseguente risparmio risorse e costi.
Arrivare poi a una gestione razionalizzata delle logistiche, che possa non solo calcolare le differenti variabili, ma riadattare completamente sistemi e mercati in base alle singole situazioni, è una piccola rivoluzione del segmento.

Grazie al proprio know-how digitale e a una struttura agile, aziende come ProduceShop, sono riuscite non solo nella situazione di sopravvivere a un’ondata di criticità, ma a cavalcarla e superarla in maniera eccellente. Due caratteristiche chiave per definire in altri termini la proattività aziendale, un concetto legato al modo di vedere il proprio business come un ecosistema di skill comunicanti e all’avanguardia, che collaborano per disegnare solo le migliori soluzioni.

Fonti:
  • PR aziendali
  • Dipartimenti finance e sviluppo IT ProduceShop (https://mbkfincom.com/)
  • Ansa.it
  • Corrieremarittimo.it
  • Il Sole 24ore – Economia
  • Corriere.it
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