Se il 2020 ha rappresentato, soprattutto nei primi due trimestri, un anno votato alla preoccupazione, al riparo, all’abbandono delle abitudini, il 2021 può a pieno titolo essere considerato l’anno della rinascita.
Una ripresa globale dopo mesi di difficoltà: è questo il fenomeno a cui tutti, nella doppia veste di spettatori e attori, stiamo assistendo. L’emergenza pandemica ha profondamente cambiato le abitudini di vita di milioni, se non miliardi, di persone, ovunque. La quotidianità, a volte in maniera coatta, ha lasciato il posto al mutamento giornaliero; la sicurezza è stata soppiantata dall’allarme, dalla necessità.
Siamo cambiati tutti, insomma, specialmente nel nostro modo consueto di vivere.
Un cambio nelle abitudini dei consumatori
Innegabile la trasformazione radicale degli atteggiamenti di consumo.
Se prima la routine ci portava ad acquistare perlopiù in store, specie per i beni di prima necessità, oggi si tende a sostituire il contatto diretto anche per le transazioni più elementari. Il bisogno di “tastare” un prodotto che si vuole acquistare è diminuito drasticamente, lasciando spazio alla dinamica della “recensione“, unica auctoritas del campo; questo si è verificato anche in quei settori in cui la percezione fisica, specialmente tattile e visiva, era considerata imprescindibile. Pensiamo ai libri, all’abbigliamento, all’elettronica, alla cosmetica, al food. Senza parlare dell’arredamento che, se prima richiedeva una spietata dinamica da “vedo e poi compro”, oggi conosce una crescita vertiginosa del proprio ricavato di vendita online.
Analizzando i numeri, ProduceShop ha riscontrato come specifici valori percentuali possano essere tradotti in osservazioni pratiche. Una sorta di equazione sociologica, in cui i dati numerici diventano comportamenti reali. Un modo molto teorico di spiegare la pratica, in breve. Vediamo insieme le conclusioni a cui siamo arrivati, confrontandole con lo sviluppo del “trend di rinascita” in atto in questo secondo trimestre del 2021.
I dati a riguardo:
- La frequenza d’acquisto online è aumentata dell’80% circa: questo è il riflesso più eloquente di quanto la pandemia abbia intaccato il nostro bisogno di contatto fisico. Al giro domenicale per comprare le scarpe nuove si sono sostituiti pochi minuti di conversione online.
- Circa il 37% dei consumatori ha deciso di acquistare online anche prodotti che prima comprava abitualmente in store.
- Il 60% (dato in crescita) degli utenti sono passati quasi completamente a metodi di pagamento alternativi al denaro contante e oggi questa clientela richiede le stesse tipologie di saldo anche nei negozi fisici; non parliamo solo di carte di credito o di debito e di bancomat, ma di circuiti monetari alternativi e App per mobile.
- Oltre il 50% dei consumatori oggi sceglie di ordinare online anche beni facilmente raggiungibili a livello geografico. Questo forse è il dato più interessante: se prima l’eCommerce era l’ultima spiaggia a cui rivolgersi dopo aver cercato in tutti i negozi vicino a casa, oggi rappresenta la prima alternativa d’acquisto. Pensiamo per determinati segmenti, ad esempio il food, quanto sia rivoluzionaria questa notizia.
- Degli stessi punti percentuali (circa 50) è salito il ricorso alla compravendita sul web non solo di beni di consumo, ma anche di servizi. Per esempio, le piattaforme di streaming hanno triplicato o addirittura quadruplicato le iscrizioni solo nell’ultimo anno.
L’immagine che questi dati ci restituiscono è abbastanza complessa ma eloquente. Il contatto umano nei rapporti di consumo sta notevolmente scemando, salvo alcune specifiche aree di mercato o campi professionali.
Questo però non inficia minimamente la percezione dell’altro che le persone hanno; il contatto umano, dopo quasi un anno di altalenanti rinunce, è ancora più ricercato e voluto, ma scevro da ogni connotazione lavorativa. Ci si cerca perché ci si vuole trovare, insomma.
Non una bolla, ma un anticipo dell’eCommerce sui tempi
I numeri in positivo, se da un lato sottolineano una certa regressione del commercio live, dall’altro dimostrano come l’eCommerce stia vivendo, per sé e per gli utenti, una rinascita, compiendo un balzo in avanti che non era calcolato nel percorso.
Sull’approcio degli utenti all’acquisto online, invece, abbiamo notato un dato interessante; l’aumento dei trend legati all’età degli utenti medi si sono alzati, provocando un boost in avanti nei comportamenti degli acquirenti. Non una rivoluzione totale, dato che questo adeguamento sarebbe comunque arrivato, ma una sorta di anticipo generazionale. Uno dei più vistosi effetti di questa pandemia è stato quindi quello di retrodatare l’adeguamento tecnologico delle generazioni passate che, una volta tastata la comodità del mezzo, stanno pian piano abituandosi.
I lati favorevoli sono molteplici, e non solo in termini di fatturato: l’analisi dei trend ha infatti evidenziato come la crescita della domanda da parte dei consumatori abbia portato le varie realtà commerciali a un adeguamento in termini di mezzi e risorse.
Innanzitutto perché un repentino cambio di practice per alcune realtà ha comportato problemi non indifferenti dal punto di vista della logistica, dello stocking e della consegna, senza contare che, per tantissime aziende, le competenze digitali non erano minimamente all’altezza della situazione.
ProduceShop racconta:
“Una realtà come quella di ProduceShop – ci racconta Ronny Soana, COO dell’azienda -, eCommerce di arredamento e fai da te, ha avuto un interessante sviluppo a riguardo. Avendo un impianto IT e digital fortemente strutturato e preparato, si è trattato innanzitutto d’implementare l’organico in termini di numero delle risorse impiegate; in previsione di una richiesta maggiore, l’azienda si è velocemente organizzata per il ampliare il proprio catalogo, come volume dell’offerta e come spettro di scelta tra le categorie, e per potenziare la rete di distribuzione e logistica, garantendo un servizio sempre in linea con i nostri alti standard qualitativi, sia in termini di prodotto, che di affidabilità, efficacia, risposta al cliente.
Per supportare poi la richiesta del mercato, – continua Ronny – allargatasi dalla Svizzera ad ampio raggio su tutta l’Europa, ci si è serviti dell’assistenza a stretto contatto di Google: utilizzando i vari tool di analisi e monitoraggio del colosso americano, ProduceShop è riuscita ad anticipare le richieste dei clienti e preparare una tattica in linea con i vari KPI europei prefissati. Internamente inoltre, tutte le nostre applicazioni in-house, sviluppate da un team tecnologicamente all’avanguardia, ci hanno permesso di ottimizzare ulteriormente i nostri tempi di risposta nel reperimento della merce, nell’evasione degli ordini e nella gestione del customer service, solo per citarne alcuni. Questo ha reso possibile l’ottenimento di risultati in termini di marketing, conversione e fatturato ben aldilà non solo delle aspettative, ma della media di segmento.”
In conclusione
Questo però non deve essere interpretato come una “fortuna” dell’eCommerce derivante da una situazione disastrosa.
Anche ora che l’emergenza viene gestita in maniera più consapevole, e si può pensare di tornare, per gradi, a una normalità di fondo, le dinamiche di comportamento dei consumatori sono compromesse (in senso positivo) per sempre. Assisteremo a un trend di rinascita sempre crescente nel campo del commercio online, fattore che implica una formazione continua di nuove figure professionali, un impiego massiccio di realtà come Google e dei loro strumenti come piattaforme di lavoro, fino a raggiungere, ma senza toccarla, una singolarità economica e digitale in meno tempo di quanto potesse essere previsto.
Tutto, però, augurandoci di farlo con una pandemia lasciata alle spalle.
Le fonti:
- PR aziendali
- Dipartimenti sviluppo ProduceShop (https://mbkfincom.com/)
- Ansa.it
- Corriere del Ticino
- Italiaonline.it
- Phoenixweb
- Eshoppingadvisor